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AR ARCHIVIOUNIFOR

May 2022
Peter Hefti
AR ARCHIVIOUNIFOR

Osservare le cose e ricordare. È in questo binomio che si rintraccia il legame tra Aldo Rossi e il design, e tra l’architetto e UniFor, che oggi riedita quattro dei suoi progetti per l’azienda. Osservare le cose, infatti, significa ascoltarle, capire il loro senso, nella storia e rispetto a noi, nella nostra geografia sentimentale.

E l’incontro con Aldo Rossi, nella storia di UniFor, ha un posto speciale, unico e irripetibile. La memoria, il frammento rivissuto, le tracce rappresentano ciò che ha condotto Rossi dall’architettura al design. Ritrovare nelle forme finite delle cose, degli utensili o apparecchi, echi di luoghi, edifici e città progettati su grande scala, ma anche le memorie personali, le case, gli oggetti della sua vita, “la riduzione di architetture fantastiche che avrei incontrato più tardi”, ricorda sempre nell’Autobiografia scientifica a proposito delle caffettiere, delle pentole, delle bottiglie, della cucina sul lago di Como.

E, per UniFor, la memoria di Aldo Rossi significa non solo rendere omaggio a un grande maestro dell’architettura, ma anche a un rapporto personale intenso, vissuto con dedizione, dalla fine degli anni ’80, che ha lasciato tracce importanti nella collezione di arredi e nella capacità di realizzare nuovi progetti in collaborazione con l’architetto.

È Luca Meda, con intuizione generosa, a portareAldo Rossi in contatto con le aziende del Gruppo, Molteni&C e UniFor. Meda e Rossi—nati entrambi a Milano, il primo nel ’36 e il secondo nel ’31—sono legati dall’amicizia, dal comune sentire e da un rapporto professionale iniziato anni prima nello studio in corso di Porta Vigentina a Milano.

L’accoglienza e l’ascolto che Rossi riceve nascono dall’istinto, dalla fiducia che nel grande maestro si possa riporre un po’ del proprio destino, costruirlo insieme, dando vita a una tipologia di progetti anomali, arredi come architetture, oggi rieditati integralmente. Aldo arrivava con un disegno, uno schizzo figurato, che lasciava nelle mani sapienti dei tecnici, degli esecutori, dei realizzatori dei suoi immaginari.

“I mobili che Rossi progetta per UniFor, la poltroncina Parigi (1989), il tavolo Consiglio (1994), la libreria Cartesio (1994), propongono una strana idea dell’ufficio. È come se il luogo di lavoro avesse smarrito la propria storia recente e la propria identità e si confondesse con un’idea e una forma remota. Il tavolo e il mobile si basano su una struttura e una tecnica moderne, ma il volto è tradizionale e in legno. Sono edifici immaginati”


scrive Daniele Vitale nel volume che celebra i 50 anni dell’Azienda.

È l’attualità dell’inattuale, la forza di questi frammenti senza tempo che li rende oggi di nuovo contemporanei, pezzi iconici della Collezione ARCHIVIOUNIFOR—Parigi, Cartesio, Consiglio e Museo, allineati in bella fila, tornano ad abitare, come in un erbario, in un elenco, in un dizionario, l’abaco della memoria.

“Questa è un po’ la mia linea del design: poter tradurre elementi fantastici, personali, in un disegno razionale e ripetibile, non in oggetti ad hoc, fatti per il pezzo singolo. E, inoltre, un mobile è agile, cioè trasportabile. Io ho sempre presente il tema della trasportabilità, forse avrò il complesso della fuga. Però trovo che i mobili debbano essere anche mobili, come dice la parola stessa”


scrive Aldo Rossi, che a Turate trova quello che forse non avrebbe mai cercato da solo—il cantiere del design.

Così la poltrona Parigi nasce “da un’annotazione fatta al bordo di un progetto a New York—mi sembra bellissima, è come nel gioco, sei tra quei pochi a non essere in regola”, annota nei suoi Quaderni Azzurri. Consiglio lo progetta in origine come tavolo per il suo studio milanese in via S. Maria alla Porta. La libreria Cartesio e la sedia Museo come parti integranti del progetto per il Bonnefanten Museum di Maastricht (1995). Sono occasioni, speciali e uniche, come l’architetto che le ha immaginate.

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