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Il design svizzero ha una solida e ben nota tradizione nella modernità. Volendo riassumerne i caratteri, può essere ancora utile una definizione del design data proprio da un designer svizzero, primo rettore della mitica scuola di Ulm, Max Bill: “Gute Form” (o “good design”, nella traduzione americana).
La definizione “Gute Form” si può riassumere come fusione nell’oggetto di tecnologia e di corrette prestazioni (“fitness to purpose”, adeguatezza allo scopo, come scriveva un secolo prima l’inglese Henry Cole”): fusione che deve tradursi senza ridondanze in contenuta essenzialità formale.
Hannes Wettstein di questa tradizione è stato un interprete intelligente e creativo, progettando in molteplici direzioni, oggetti d’arredo, oggetti tecnici, architetture, interni, comunicazione visiva.
Nato nel 1958, ha molte e varie esperienze come progettista, tra cui gli allestimenti di alberghi come il Grand Hyatt a Berlino o di sedi istituzionali come l’Ambasciata svizzera di Teheran e di Washington; e l’insegnamento al Politecnico federale di Zurigo e, dal 1994 al 2001, alla Hochschule fur Gestaltung a Karlsruhe in Germania. Nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso fonda il suo studio, un laboratorio interdisciplinare che si occupa di progetto e cura processi di ingegnerizzazione, Zed. Avvia rapporti di collaborazione con numerose aziende e, alla fine del secolo, inizia il rapporto col Gruppo Molteni che si sviluppa in varie direzioni. Si guardi la cucina Nomis per Dada, segnalata nell’ADI Index : tipologia a monoblocco, a isola e a parete, in cui lo spazio per la preparazione e la cottura dei cibi fronteggia la zona pranzo, con strutture a ponte ed elementi a sbalzo,e l’uso dell’acciaio per soluzioni dalle prestazioni professionali.
Ma già in precedenza aveva progettato per Molteni una delle sedie più interessanti dell’ultimo decennio, Alfa, in cui si legge con chiarezza l’elegante capacità di soluzioni innovative. La si osservi: colpiscono due aspetti. Il primo è l’attenzione ai materiali e alle loro prestazioni: in questa sedia adopera un materiale all’avanguardia, un composito resine-poliestere rinforzato con fibra di vetro.
Ciò gli permette di risolverla con la giustapposizione di due elementi, l’accoppiamento di due soli pezzi: uno è lo schienale che prosegue nelle gambe posteriori; l’altro è la seduta che si prolunga nelle gambe anteriori. Ne deriva una struttura leggera e geometricamente risolta.
I suoi progetti hanno quasi sempre queste caratteristiche di precisione tecnologica ed eleganza strutturale. E un dichiarato amore per la semplicità delle soluzioni geometriche, fino in qualche caso al divertissement: si veda Buddy, tavolino a forma di “clessidra” ottenuta con la contrapposizione di due coni, elegantemente risolti in cuoio e acciaio. E se la sedia è una tipologia d’arredo che si presta particolarmente a questo tipo di ricerche (si veda l’altra sedia, Dart, dalla linea avvolgente ed ergonomica, in pressofusione d’alluminio), Wettstein non rinuncia alle sue passioni neanche in quelle tipologie che le rendono meno immediatamente realizzabili, come poltrone e divani.
E nel 2004 disegna Reversi, un progetto dalla linea marcatamente geometrica, in cui il piano di seduta poggia su una struttura metallica ed in cui è possibile modificare la posizione dello schienale, alzandolo, abbassandolo, oppure ampliando il piano d’appoggio con semplici movimenti, permettendo così di variare a volontà i comportamenti. Qui emerge con chiarezza la sua capacità di progettare con intelligenza soluzioni che con apparente semplicità permettono di risolvere problemi complessi. Hannes Wettstein è morto due anni fa a cinquant’anni: aveva ancora molto da dare come designer, ma se ne è andato avendo già realizzato un’esperienza progettuale di grande qualità.
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