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Partendo dal suo lavoro, ci spiega in che cosa consiste il progetto di un'illustrazione? Come procede a realizzare le sue opere e quali sono i momenti più difficili?
Progettare un’illustrazione significa partire da un concetto che deve essere comunicato attraverso un’immagine, in modo chiaro e sintetico. Illustrare significa, dal latino, illuminare, quindi è essenziale prima di tutto comprendere esattamente, nella sua essenza, ciò che deve essere trasmesso al pubblico. Senza questa premessa, è impossibile procedere. Una volta compreso il tema, interviene la creatività, che consiste nel vedere e raccontare quel particolare mondo attraverso un’ottica nuova, personale e inedita. Questo processo di comprensione e interpretazione secondo la propria sensibilità, rappresenta probabilmente il passaggio più difficile e delicato, in equilibrio tra la propria visione e i valori da raccontare che non possono essere deformati o malintesi. Il resto è lavoro tecnico, mestiere.
Ci racconta la collaborazione con Molteni&C per il magazine del Gruppo?
Molteni&C è così ricco di storia da essere particolarmente stimolante per un architetto – illustratore come me, che apprezza in modo particolare i progettisti che hanno lasciato il segno non solo nel mondo dell’architettura e del design italiano e internazionale, ma anche sulla carta. Nel processo di realizzazione dei vari schizzi che hanno portato all’illustrazione finale, ho esaminato e percorso con emozione i disegni straordinari di progettisti quali Aldo Rossi, Gio Ponti, Ignazio Gardella e Luca Meda, solo per citarne alcuni. Il mio interesse per la rappresentazione a mano libera su carta ha ritrovato, nella storia di Molteni, tante opere grafiche, che hanno preceduto i prodotti finali, e che rappresentano una teoria di immagini dense di suggestioni, di sapienza progettuale e grande valore artistico. Come Giovan Battista Piranesi nel XVIII secolo, anche questi architetti del XX secolo, erano grandi disegnatori così che le loro opere grafiche ci illuminano più di mille trattati teorici sulla loro visione e sulla loro personalità umana e artistica. Nella ricerca di diverse strade siamo approdati alla scelta di comunicare Molteni&C nella dimensione più contemporanea, con vari riferimenti ai protagonisti che ho citato e alla città di Milano.
Cosa l'ha ispirata nel realizzare l'illustrazione e quanto è importante conoscere in profondità l'identità e la storia del soggetto da raccontare con il disegno?
Il dialogo con Molteni è stato cruciale per individuare la strada da seguire. Fonti di ispirazione sono state la grande rilevanza del patrimonio storico, la contemporaneità delle opere, i già citati riferimenti ai meravigliosi disegni dei progettisti. Poi naturalmente l’attenzione al linguaggio contemporaneo del gruppo mi ha suggerito il clima, l’ambiente, la luce, i colori. Mi ha interessato fare trasparire la presenza del verde, della natura esterna, evitandone la rappresentazione diretta, ma evocandola attraverso l’uso della luce e delle ombre. Sono partito come sempre da un disegno su carta e poi ho approfondito la ricerca dei colori digitalmente, interpretando la tavolozza cromatica delle più recenti immagini del gruppo, filtrate dal mio sguardo. Penso di essere riuscito a tradurre l’identità Molteni, senza alterare il mio linguaggio, che si è anzi arricchito di nuove suggestioni.
Illustrare una copertina - di un libro, di un magazine, di una rivista - è una responsabilità e un privilegio? Che differenze ci sono con altre tipologie di illustrazioni?
La copertina è il volto, il viso scoperto, senza maschera, che deve suggerire il contenuto, di più, la personalità dell’opera editoriale. Si tratta quindi certamente di un incarico impegnativo, dove ancora una volta, la conoscenza dei contenuti e del linguaggio, dei modi particolari di comunicare propri di quella rivista, devono essere rispettati.
Come sintetizzare tanta complessità in una sola immagine?
La capacità di sintesi si raggiunge attraverso un lavoro che porta a distillare il ricco contenuto, che quindi bisogna ben conoscere, arrivando a concentrarne l’essenza con un abile uso di tratto, luci e colori. Realizzo spesso illustrazioni affollate di dettagli perché amo restituire la complessità e la ricchezza di senso di mondi soprattutto urbani. Ciò che è più difficile è evitare l’esagerazione inutile, l’eccesso che può portare confusione. Nella copertina per Molteni&C, la relativa densità di particolari è equilibrata da un’atmosfera serena e sognante che corrisponde alla sua immagine più contemporanea.
Città e interni, quali differenze tra illustrare l'architettura urbana e quella più intima degli spazi di vita?
Le caratteristiche dell’ambiente urbano e degli spazi interni sono immediatamente riconoscibili e spesso in contrasto tra loro. La complessità, imprevedibilità, confusione, velocità, rumore della città stridono con l’ambiente domestico dove la dimensione privata esprime un senso di protezione, sicurezza e conforto. Al di là di queste considerazioni scontate, a me piace invece cogliere, più in profondità, la continuità tra le due dimensioni. Apprezzo infatti la corrispondenza culturale tra architettura e interior design, due scale diverse di una stessa concezione estetica. Basta, ad esempio, considerare le opere dei grandi progettisti prima citati per apprezzarne la continuità e corrispondenza dei risultati nei due ambiti fino ad annullarne la differenza. Le architetture di Aldo Rossi hanno la calma, i colori e l’ironia di oggetti di design e ambienti interni, mentre questi ultimi sono permeati da una monumentalità e compostezza da edifici eterni. In uno degli schizzi di proposta fatti per il progetto Molteni&C, ho volutamente accentuato la continuità tra interni ed esterni, giocando con le architetture che diventano mobili e il design che diventa architettura, così che l’atelier dell’architetto si popola di edifici urbani e il panorama cittadino si dispiega in una teoria di mobili.
L'amore per i viaggi ha dato avvio, nel 2015, alla collana di libri "I am the city" per Moleskine. Cosa ha imparato delle città che ha illustrato?
Certo dalle città gli architetti hanno sempre imparato, basta pensare alla Leçon de Rome di Le Corbusier, alla “delirante” New York di Koolhaas o alla trasgressiva Las Vegas di Venturi e Scott Brown.
Il mio primo intento era più di conoscere le città per coglierne l’essenza, il carattere unico che le distingue completamente dalle altre. Attraverso la serie “I am the City”, edita da Moleskine, ho voluto evitare di creare libri che apparissero come guide di viaggio, con l’obiettivo invece di andare oltre la superficie più scontata, l’immagine da cartolina turistica, per approfondire quella personalità irripetibile che si riconosce ormai più in periferia che nel centro. Dalla constatazione che il processo di globalizzazione cela sotto lo strato di insegne, che si accendono in qualunque città del mondo, i veri caratteri distintivi di quella unicità urbana, il progetto mira a recuperare attraverso l’illustrazione proprio la vera identità nascosta.
Milano città del design. Che cosa ha scoperto di Milano, la sua città, realizzandone le illustrazioni?
Essendo la città in cui ho vissuto più a lungo, quindi, condividendo con lei complessi intrecci emotivi, ho riscoperto gioie e dolori, sono riaffiorati molti ricordi della mia storia con lei e soprattutto l’ho osservata con grande attenzione. Disegnare infatti è il modo più acuto di osservare, tanto da poter dire che non si può affermare di conoscere davvero qualcosa finché non l’abbia disegnata. Gli occhi sono l’organo del corpo umano che mette in atto il numero maggiore di movimenti, i quali corrispondono direttamente ai passaggi della matita sulla carta. Dopo avere riempito centinaia di fogli, posso dire che il tratto che emerge di più in Milano è il livello altissimo della qualità, rispetto a tutte le altre città estere indagate. Qualità nei materiali storici, dalle beole, ai marmi, ai mattoni e agli intonaci, qualità eccelsa di esecuzione, amore per l’eccellenza e per il fare bene che si trova anche nel carattere degli abitanti. Non sorprende quindi, con queste premesse, che Milano sia la capitale del Design.
Carlo Stanga
Carlo è stato sempre profondamente appassionato di disegno.
Dopo la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, ha scelto di proseguire la sua formazione frequentando studi di arte e design collaborando anche con Bruno Munari.
Il suo stile riconoscibilissimo ha vinto numerosi premi dell’Illustrazione italiana e sue opere sono state selezionate dall' American Illustration Annual, mentre recentemente ha vinto la medaglia d'oro della rivista statunitense Creative Quarterly e vari Awards of Excellence di Communication Arts.
Nel 2015 ha scritto e illustrato per Moleskine "I am Milan", seguito poi da "I am London" e "I am New York" dando vita ad una nuova collezione di libri, dedicati alle principali città del mondo.
Nel 2020 realizza le illustrazioni per il libro per l'infanzia "Zaha Hadid", scritto da Eloisa Guarracino e pubblicato da Raum Italic- Berlin e MAXXI, Museo dell'Arte del XXI Secolo - Roma
Carlo vive e lavora a Berlino.
Il fotografo Jeff Burton è noto per la qualità cinematografica delle sue opere: i bagnanti di una piscina d'albergo diventano uno studio sulla saturazione dei colori; i corpi abbronzati sono visti da lontano, distorti da superfici a specchio; lo sguardo di una donna si scorge attraverso lo specchietto retrovisore di un'auto. L'ordinario e lo straordinario appaiono amplificati e insoliti.
Il Capodanno lunare è il giorno più importante del calendario lunisolare cinese.
Le feste sono un momento dedicato a condividere cibo, bevande e momenti di gioia, in cui mettiamo al centro la convivialità.
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