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Cucine per piccoli spazi

May 2022
Peter Hefti
Cucine per piccoli spazi

Sono passati quasi 100 anni dall’invenzione della cucina componibile, avvenuta a Francoforte nel 1926, per equipaggiare piccoli appartamenti.

Tutto oggi è cambiato, la cucina si è trasformata in luogo centrale della casa contemporanea, dove si continua a cucinare, ma dove allo stesso tempo ci si raduna per mangiare, chiacchierare in famiglia e ricevere ospiti in modo informale o in qualche caso, anche formale.

La progettazione architettonica, contemporanea, si evoluta dedicando spazi sempre più ampi all’ambiente cucina, rispetto alla superficie abitativa complessiva, fino ad integrare cucina e sala da pranzo nella zona living per creare un ambiente integrato senza soluzione di continuità. Questo è avvenuto soprattutto per le soluzioni abitative. Il risultato sono cucine sempre più grandi e presenti, dal design che sottolinea il loro utilizzo multifunzionale. Esiste però una altra direttrice di sviluppo della cucina sviluppatosi per le grandi metropoli e per le realizzazioni dedicate alla “hospitality” temporanea, come i “residences”.

Qui il tema riguarda la scarsa superficie abitativa a disposizione, dove il progetto d’arredo deve soddisfare senza compromessi tutte le esigenze di confort presenti nelle abitazioni più grandi.

I primi esempi di mini cucine integrate risalgono agli anni ’50 ’60, del secolo scorso, dove alcuni progetti furono realizzati e presentati in ambito di esposizioni legate al vivere futuro più come utopia domestica che come reale evoluzione del vivere contemporaneo. Corsa allo spazio e nuovi materiali, principalmente plastica (ABS e laminati), caratterizzavano queste realizzazioni futuristiche. Erano comunque progetti case complete dove la cucina ne era una componente.

Si deve, Joe Colombo uno dei primi approcci al tema mini cucina integrata. Nel 1963 progetta Minikitchen, un monoblocco di circa mezzo metro cubo, su ruote, contenente tutto il necessario per cucinare.

Nel 1972 al MOMA di New York, presenta il progetto denominato Total Furnishing Unit, un unità monolitica, che comprendeva tutto ciò che potesse servire per arredare un piccolo spazio, cucina compresa.
Negli ultimi quarant’anni questo filone si è sviluppato, abbandonando l’estremizzazione iniziale per continuare nella progettazione di piccole cucine integrate che si inserissero a perfezione nei piccoli ambienti.
Oggigiorno grazie a nuove soluzioni proposte a getto continuo, abbinate a nuovi materiali e tecnologie, sempre caratterizzate da un design rigoroso e contemporaneo, è possibile soddisfare questa esigenza emergente. La direttrice di sviluppo è quella di progettare cucine integrate complete, che non siano a vista, ma nascoste da sistemi di chiusura che ne celino l’esistenza quando non in uso. In spazi compresi tra i 2,5 e 3 tre metri è possibile, oggi, configurare una cucina competa di area cottura, lavaggio, conservazione degli alimenti tramite refrigeramento, che nulla ha da invidiare a cucine di più grandi dimensioni, all’insegna del “good design” e della indispensabile funzionalità. Come sempre il futuro ci riserva altre sorprese in questo campo che sempre più caratterizzeranno la vita che ci attende.

TIVALÌ 2.0 by Yabu&Pushelberg

Tivalì, cucina integrata per piccoli spazi, progettata da Dante Bonuccelli nel 2004, antesignana del concetto "Everything in a small space" viene riproposta oggi da Yabu&Pushelberg, studio di designer canadesi. Tecnologia e design si coniugano per dar luogo ad una proposta perfetta.

Una cucina compresa in uno spazio lineare tra i 2,40 e i 3 metri, dove esprimersi con in una performance di un attore sul palcoscenico. Il sipario nasconde la scena, rivelata solo alla presenza degli attori. Così Tivalì 2.0 by Yabu Pushelbergsi presenta come un grande mobile chiuso, che a prima vista non rivela il suo prezioso contenuto. Due grandi ante scorrevoli custodiscono la scena e, una volta aperte, grazie a sofisticati meccanismi, rientrano affiancandosi nella sagoma del contenitore, rivelandola.

L’interno appare subito straordinariamente scenografico, soprattutto per la versione ad anfiteatro dove il piano di lavoro arcuato in marmo o pietra, dona una spazialità inconsueta, alla cucina. L’ampio piano di lavoro, o top, dedicato alla zona di lavaggio funge anche da spazio per la preparazione dei cibi. Lo schienale è quinta teatrale, rivestito in marmo, pietra o pregiata essenza, dove svetta una scaffalatura, dal disegno non convenzionale, su cui è possibile applicare ante vetrate o piene, per contenere ciò che necessità al cuoco, oppure lasciata a giorno per mostrare ciò che vi è appoggiato.

Sotto il piano di lavoro, contenitori con ante, con maniglie incassate, permettono di posizionare, piccoli frigoriferi, lavastoviglie o fungere semplicemente da contenitori adatti ad ogni uso. Come ogni palcoscenico che si rispetti la luce illumina perfettamente la scena grazie a due ampi diffusori di forma quadrata.


Yabu Pushelberg

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