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M Magazine incontra il designer Giapponese Fukasawa per parlare di come la sua filosofia emerga in questi nuovi pezzi e di come il suo approccio al design sia cambiato e si sia raffinato nel corso della sua carriera.
Naoto Fukasawa ha progettato prodotti di tutti i tipi, dagli orologi ai lettori CD, dalle sedie agli occhiali, dalle penne alla sua abitazione e atelier a forma di L. Nel corso della sua carriera ha collaborato con diversi brand internazionali, scritto numerosi libri e svolto ruoli di educatore, curatore, consulente e molto altro ancora. In tutte le sue attività, Naoto applica la sua garbata filosofia progettuale che muove dalla convinzione che il design sia più efficace quando è talmente semplice da passare inosservato. Fukasawa mette in atto questa filosofia prestando molta attenzione ai dettagli, con una profonda comprensione del modo in cui oggetti, persone e luoghi interagiscono tra loro. Recentemente, si è dedicato alla realizzazione di una chaise longue e una poltrona per Molteni&C, denominate rispettivamente Tuscany e Cinnamon.
La maggior parte delle persone la conosce soprattutto come designer d'arredo, ma molte delle sue prime opere riguardavano l'elettronica di consumo. In che modo il lavoro svolto in questo campo ha influenzato la sua attività professionale di più ampio respiro?
Ho iniziato come designer industriale. Ero interessato alle forme di qualsiasi tipo di oggetto, che si trattasse di arredi o dispositivi elettronici. Al termine degli studi, ho lavorato per una società attiva nel campo dell'orologeria. A quel tempo, gli orologi erano più incentrati su artigianalità e microelettronica, ma stavano cambiando per incorporare IT e micro-tecnologia, quindi sono stato tanto fortunato da imparare a progettare le nuove tecnologie come gli orologi LCD, gli orologi digitali, le micro-stampanti e i piccoli proiettori.
Successivamente, ho ricoperto altri ruoli in giro per il mondo e ho iniziato a confrontarmi con altri designer su come progettare oggetti elettronici in serie quando la loro forma non è definita dal loro uso. Possiamo trattare questi oggetti come sculture? È stato un periodo interessante per me, perché mettevo in dubbio ogni cosa e mi chiedevo: "questo è vero design?". Da lì, sono diventato un esperto di forme. La gente mi chiamava il "Re del dettaglio" perché potevo realizzare di tutto. Ho ricevuto numerosi riconoscimenti per nuovi tipi di oggetti tecnologici e questa è stata la prima fase della mia carriera.
Qual è stato il passo successivo?
Dopo essere tornato in Giappone dalla California, ho constatato un altro livello di design e ho preso coscienza del design in Europa. Iniziai a ricevere numerose offerte dall'industria dell'arredamento. Non so perché questo sia successo, visto che ero soprattutto interessato a realizzare proposte uniche per l'elettronica. Penso che le aziende italiane mi abbiano visto come un designer interessante che poteva agire da collegamento tra il mondo high tech e l'industria dell'arredo.
Quali differenze ha percepito tra questi settori?
Mi piaceva il fatto che gli oggetti d'arredo fossero di qualità decisamente superiore rispetto a quelli dell'industria IT. Non mi piace che quando una tecnologia cambia, anche il design debba cambiare. Questo non mi interessa, quindi ora mi focalizzo su sedie, divani, tavoli da pranzo, architettura d'interni e altri oggetti fisici da conservare per tutta la vita.
Lei è conosciuto per il progetto e la filosofia Supernormal, sviluppato nel 2006. Questa idea di realizzare oggetti quotidiani che attingono ai valori del design la affascina ancora?
Credo che la filosofia Supernormal non cambi mai. Spesso propongo progetti Supernormal ai clienti ma loro vogliono che realizzi qualcosa di speciale. In genere, non è veramente ciò che vogliono ma seguono semplicemente la moda. Sebbene la moda possa essere importante, uno strumento non deve essere elegante, deve essere normale.
Dà l'idea di essere una persona che considera con grande attenzione i brand con cui collabora e in che modo il suo lavoro si inserirà nella loro collezione. Quando ha iniziato a lavorare sui nuovi pezzi per Molteni&C, che cosa l'ha attratta di questa società?
Quando Molteni&C mi ha contattato, ho studiato con attenzione la loro storia. Hanno lavorato con designer e architetti geniali e attinto agli archivi di noti designer come Gio Ponti. Carlo Molteni, il presidente dell'azienda, è ancora molto coinvolto nello sviluppo del prodotto. Ho apprezzato il fatto che sia un'azienda a conduzione familiare basata sulla lavorazione artigianale.
La chaise longue è un tipo di arredo affascinante perché non la si vede più così spesso, richiama molto il 20° secolo. Come ha affrontato la progettazione di Tuscany?
Non esistono molte chaise longue prestigiose, solo i pezzi iconici creati da Eames o Le Corbusier. Entrambi hanno strutture metalliche. Siccome Molteni&C è nota per l'uso di legno scuro e poco metallo, questo materiale molto semplice è diventato il mio punto di partenza.
Un altro fattore è che la forma della chaise longue è dettata dal corpo: è fissa. Per questo, ho cercato di trarre ispirazione dall'ambiente in cui l'arredo si andava a inserire, ho cercato di immaginare dove la chaise longue potesse essere collocata: vicino a una spiaggia o una piscina, affacciata su un paesaggio montano o sulle dolci colline di Siena in Toscana, un'ottima location per rilassarsi e ricaricarsi. L'ambiente in cui viviamo definisce l'oggetto, per cui non possiamo pensare all'oggetto senza osservare l'ambiente.
Cinnamon, la sua poltrona, ha forme più generose e avvolgenti. Cosa intendeva ottenere con questo design?
la poltrona è una massa di poliuretano. Ricorda una grande orso di peluche. La poltrona è come un cagnolone o un simpatico elefantino, insomma, un amico sempre a portata di mano. Ha carattere, ha un'anima, e questo è molto importante.
Come lavora con i clienti per sviluppare queste idee?
Credo che nel mio atelier recentemente abbiamo trovato la parola giusta per descrivere questo processo – ad hoc. Si tratta di reagire a ciò che sta accadendo e comunicare. In una conversazione tipo, il cliente potrebbe dire di un progetto o di un oggetto: "Oh, è fantastico", io reagisco quindi prendiamo delle decisioni. Lavoriamo molto rapidamente.
La gente spesso interpreta il design come un'esternazione del designer e una dichiarazione della sua arte, mentre lei lo descrive come la risposta a un luogo o a una persona. Questo sembra un carattere distintivo del suo lavoro.
Sì, è importante, molto importante. Il design deve creare armonia, deve essere il mezzo per costruire un rapporto tra esseri umani, ambienti e oggetti. Quando le cose sono ben progettate, nessuno realmente se ne accorge perché è inconscio, ma quando un oggetto è scomodo tutti lo notano e si preoccupano. Si tratta di un problema spesso ignorato o dimenticato perché è visto come un piccolo disagio mentre in realtà è molto importante. Risolverlo per stare meglio rende il mondo migliore.
Nel corso della sua carriera, è diventato sempre più urgente comprendere l'impatto che il design esercita sull'ambiente. Ha notato un cambiamento nel settore e qual è il suo approccio progettuale in relazione con la crisi climatica?
La progettazione e la produzione di massa generano risultati negativi per l'ambiente ma ottimi per l'economia. Un tempo, tutti erano concentrati sulla continua realizzazione di prodotti di alta qualità, spesso costosi: questo era il ciclo economico. Quel ciclo non è più corretto. Ora, occorre prendere in considerazione anche ciò che è più importante per la sostenibilità. Dobbiamo dimenticare gli oggetti con una vita breve, sono inutili.
Trovo che "riciclo" sia una parola divertente ma non la amo molto perché, sebbene sia una pratica positiva e noi dobbiamo riutilizzare i materiali guasti, se gli oggetti sono di buona qualità, le persone non vorranno gettarli. Credo, per esempio, che se progetto una sedia che nessuno getta, questa sedia è sostenibile perché dura per sempre. "Mantenimento" è un approccio più importante per l'ambiente. Non dobbiamo dimenticare l'importanza di credere nelle cose e amarle. Fa sì che gli oggetti abbiano una lunga vita.
Ancora una volta, si enfatizza la comprensione del rapporto tra persone e oggetti.
Sì, mi preoccupa molto che le persone possano dimenticare il tocco umano. L'attenzione è rivolta al mondo virtuale e digitale ma in realtà il corpo interagisce con tutto, ogni giorno. Non dobbiamo dimenticare l'atto sensoriale, è un modo di comunicare più delicato e preciso. Ciò che conta per me è rendere la vita migliore e trascorrere una vita migliore.
Naoto Fukasawa
Naoto Fukasawa ha ideato qualsiasi tipo di manufatto: orologi e lettori CD, penne e occhiali, sedie e, persino, una casa-studio a forma di L. Nel corso della sua carriera ha lavorato per moltissimi brand internazionali, scritto diversi libri e ricoperto il ruolo di insegnante, curatore, consulente e molto altro ancora. Il designer applica a ogni attività la sua filosofia del design delicata e ricca di sfumature, fondata sull’idea che un’opera può raggiungere il massimo successo solo se così pratica da usare da passare inosservata.
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