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Sopra la città di Caracas, l'edificio bianco e cristallino di Villa Planchart aleggia come un ricordo del Venezuela negli anni del dopoguerra, anni di prosperità, di emancipazione artistica e architettonica. La villa è stata concepita dall'architetto italiano Gio Ponti come un'opera d'arte completa in cui architettura, design, arte e artigianato si fondono per formare un manifesto del modernismo sensuale degli anni '50.
Villa Planchart è una di quelle case iconiche del XX secolo costruite come manifestazioni perfette e onnicomprensive delle idee artistiche del loro tempo. Il Palazzo Stoclet di Josef Hoffmann a Bruxelles, la Villa Cavrois di Robert Mallet-Stevens a Croix, la Frank House di Walter Gropius e Marcel Breuer a Pittsburgh, la Miller House di Eero Saarinen a Columbus: tutte furono create come manifestazioni dello stile dei loro autori, come spazi unici in cui tutto era progettato esclusivamente per la casa.
Come altri architetti del tempo, Gio Ponti concepiva il processo creativo come un'idea complessa, volta alla progettazione di un ambiente totale. Apparteneva a una generazione di architetti che pensava sulla scala di ciò che Ernesto Nathan Rogers definiva "dal cucchiaio alla città" e, nel caso di Ponti, questo è stato preso alla lettera. Ha progettato posate in argento per Christofle e ha costruito un grattacielo per Pirelli a Milano, unendo nella sua vasta opera esercizi creativi di qualsiasi tipologia e scala. Il lavoro milanese di Ponti ha attirato costantemente l’attenzione generando commissioni da tutto il mondo a partire dagli anni '50 e '60. Il suo studio (Ponti Fornaroli Rosselli) seguì progetti in Italia, Venezuela, Iran, Hong Kong, Pakistan, Paesi Bassi e USA e Ponti divenne una figura veramente internazionale.
Nei progetti di quel periodo raggiunse una perfetta simbiosi tra costruzione e decorazione: Villa Planchart e Villa Arreaza, entrambe costruite a Caracas, e Villa Nemazee a Teheran sono forse le più ammirevoli tra le sue opere. La casa meglio preservata fino ad oggi nella sua assoluta autenticità è Villa Planchart, anche conosciuta come El Cerrito (La Piccola Collina) per la sua posizione in cima a una collina. La casa fu commissionata nel 1953 dai collezionisti d'arte Anala e Armando Planchart.
“Ho dedicato tutto me stesso, e in essa ho potuto mettere in atto in pieno il mio modo di pensare un’architettura, nell’esterno e nell’interno”
scrisse Ponti riguardo alla villa. Anala e Armando, che era un concessionario di successo della General Motors in Venezuela, amavano l'arte e volevano costruire una casa a Caracas completamente dedicata alla loro passione.
La collaborazione con Ponti iniziò con un incontro tra i committenti e l'architetto nel suo di Milano dove Ponti propose alla coppia un progetto relativamente tradizionale. Anala gli disse che non avevano deciso di lavorare con lui per mantenere un basso profilo, volevano una casa eccezionale in cui l'architetto avesse completa libertà. E questo è ciò che Ponti consegnò, una casa senza nessun compromesso, creata grazie a un’intensa corrispondenza tra Milano e Caracas, un Gesamtkunstwek straordinario nella capitale del Venezuela.
Dall'esterno, Villa Planchart ricorda una farfalla, con le sue pareti coperte da mosaici bianchi, angoli cristallini e un tetto sospeso che contrastano con il paesaggio tropicale circostante.
L’interno è la parte più preziosa e complessa della casa, e questo viene suggerito già dalle iniziali di Anala e Armando dipinte appena sopra l'ingresso. L’elegante tipografia si combina con simboli colorati del sole, della luna, delle foglie, degli uccelli e dei fiori, che conducono il nostro sguardo a una scultura sospesa di Alexander Calder completamente nera, in contrasto con lo sfondo colorato dell'interno della villa. I simboli del sole e della luna appaiono in molti altri luoghi della casa, con Ponti che li usa per esprimere, tra le altre cose, il forte legame tra i proprietari.
“Villa Planchart, come la mia altra casa a Caracas, la Villa di Blanca Arreaza, è un gioco di spazi, superfici e volumi offerti in modi diversi ai visitatori,” spiegò Ponti. “È una "macchina" o, se preferite, una scultura astratta su vasta scala che non può essere osservata dall'esterno, ma deve essere vissuta dall'interno, penetrata e navigata. È progettata per essere continuamente osservata dall'occhio in movimento.”
La "macchina" di Ponti, tuttavia, ha poco in comune con l'idea modernista di Le Corbusier della casa come "macchina per abitare". Villa Planchart rivela Ponti come un direttore d’orchestra dello spazio, progettato per l'esaltazione spirituale e culturale.
Appena fuori da questo soggiorno si trova lo studio di Armando Planchart, una celebrazione del giallo e del bianco con mobili su misura. Gli arredi creano un paesaggio unico, in cui armadi di vari formati e forme si alternano a lampade, figure geometriche e persino ai trofei di caccia che Planchart aveva portato in Venezuela dall'Africa e che Ponti ha magistralmente nascosto all'interno di cilindri rotanti motorizzati. Questa stanza dimostra perfettamente il talento di Ponti per strutturare un interno intorno ai suoi arredi su misura. La casa è ricca di soluzioni spaziali innovative e creative tra cui sofisticati sistemi di illuminazione, corrimani con mensole integrate per esporre pietre preziose, o grandi armadi a muro che fungono anche da murales astratti. I colori distintivi della villa sono stati utilizzati anche per una serie di tavoli smaltati e una collezione di porte dipinte.
Nel soggiorno della villa, l'architetto ha creato uno spazio teatrale ricco di colori e texture, collegato all'atrio centrale. È una sorta di soggiorno all'aperto, dominato da un mosaico in ceramica realizzato dallo scultore Fausto Melotti, frequente collaboratore di Ponti. Grandi blocchi in marmo italiano di diversi colori rivestono il pavimento che diventa cornice per gli elementi di arredo come un tavolo da pranzo, per esempio, oppure una fioriera con un piccolo giardino tropicale, creato dal noto architetto paesaggista brasiliano Roberto Burle Marx.
Tutti questi elementi che arricchiscono la casa sono stati realizzati secondo gli esatti disegni di Ponti, la maggior parte sono stati prodotti in Italia da Giordano Chiesa, prima di essere spediti a Caracas. L'architetto ha anche progettato o personalizzato diversi pezzi di arredamento su misura per la villa. Questi pezzi esclusivi includono il tavolo geometrico Square Table, il divano Due Foglie e l'elegante poltrona D.154.2, ora parte della Collezione Molteni&C, che quest'anno ha ricevuto il prestigioso Compasso d'Oro alla Carriera al Prodotto, un premio che lo stesso Ponti ha contribuito a istituire nel 1954.
Villa Planchart è un esempio eccezionale della gioiosa creatività di Ponti. L’architetto è stato in grado di raggiungere questo obiettivo grazie a una comunicazione estremamente aperta con i suoi committenti, che hanno permesso al maestro italiano di lavorare senza ostacoli, un accordo non sempre semplice nel mondo del design e dell'architettura. Durante il suo soggiorno a Caracas, Ponti ha ottenuto diverse altre commissioni, che hanno tuttavia avuto sorti diverse. Sebbene Ponti abbia progettato Villa Arreaza in modo simile a Planchart, questa è stata demolita negli anni '90.
La Villa Guzman-Blanco, d'altra parte, esiste ancora, ma Ponti si era già allontanato dal design durante il processo di progettazione. A causa dei commenti costanti di Madame Guzman-Blanco, l'architetto irritato si ritirò dal progetto e la villa fu completata dall'architetto Graziano Gasparini. Questo è ciò che rende Villa Planchart così speciale: una collaborazione tra architetto, committenti, artigiani e artisti presente in ogni minimo dettaglio. Fortunatamente, il magnifico risultato di questa collaborazione è rimasto intatto fino ad oggi.
Le cucine sono spazi quotidiani che esistono per soddisfare un obiettivo funzionale immediato. Quando ben progettate, sono estremamente funzionali alla comoda preparazione dei cibi.
Nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, si trova Villa Necchi Campiglio, progettata da Piero Portaluppi (1888-1967) per la famiglia Necchi Campiglio tra il 1932 e il 1935.
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