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L’architettura dell’altrove

Apr 2007
Francesca Molteni
L’architettura dell’altrove

È nato a Parigi il primo museo non-museo della storia. È il museo dell’altro e dell’altrove. Lo ha voluto il Presidente Jacques Chirac e disegnato Jean Nouvel. Come dire le massime autorità francesi. Sorge sulla Senna, ai piedi della Tour Eiffel. Per ora è stato chiamato semplicemente “Musée du quai Branly”, come il tratto di fiume su cui si affaccia.

Forse un giorno si chiamerà Museo Jacques Chirac, come Pompidou ha voluto per il Beaubourg progettato da Renzo Piano. In Francia i Presidenti vogliono essere ricordati così. Ecco perché non   un semplice museo. È un territorio, più che un’architettura, ed è nato per ospitare una collezione straordinaria. 40mila metri quadrati, di cui 10 mila spazi espositivi, sono la nuova casa delle arti e delle civiltà d’Africa, d’Asia, d’Oceania e delle Americhe. Le culture remote nel tempo e nello spazio, l’altrove appunto.

Qui “tutto è disegnato per evocare una risposta emotiva all’oggetto primario, per proteggerlo dalla luce”, dice Jean Nouvel, “ma anche per catturare il raggio di sole indispensabile per farlo vibrare e risvegliare la sua spiritualità”. Per l’architetto francese è il terzo grande progetto a Parigi, dopo l’Institut du Monde Arabe e la Fondation Cartier pour l’Art Contemporaine.

Ma questa volta Nouvel ha scelto un’azienda italiana, UniFor, per la realizzazione delle parti espositive permanenti, che occupano circa 6000 mq all’interno del grande volume che compone la parte principale del museo. 300.000 i pezzi esposti provenienti da tutto il mondo. 300 le vetrine progettate da Unifor: illuminazione con fibre ottiche, inserimento di sistemi multimediali, basi di supporto nascoste sotto il pavimento galleggiante, sistemi antipolvere e chiusure di sicurezza.

Sì perché la tecnologia per valorizzare l’arte extraeuropea è  ancora più raffinata del solito. Vetro, cemento, legno e acciaio, la materia del progetto, devono scomparire. “Si ha l’impressione che il museo sia un semplice rifugio senza facciata, in un bosco”, dice ancora Jean Nouvel. Per raggiungere questo risultato, sono state realizzate da Unifor 25 boites, vere e proprie stanze espositive tematiche, sospese e incastonate nella parete nord, e una scultura antropomorfa lunga 290 metri che si dipana all’interno del volume del museo, dividendo gli spazi e risolvendo l’irregolarità dei pavimenti inclinati.

Questa scultura in metallo è stata completamente rivestita in cuoio, e ospita al suo interno un complesso sistema multimediale integrato: video LCD, sistemi audio, binocoli per viste tridimensionali, integrazioni tattili nella superficie della pelle, sistemi di trasmissione dati a onde radio per persone dotate di apparecchi acustici, sensori di movimento e computer che coordinano le installazioni multimediali. Quattro in tutto gli edifici, aerei e simmetrici, dominati dall’imprevedibilità di un territorio che cambia, come i paesaggi naturali. Il museo è immerso in un bosco “sacro”, che sta ancora crescendo, un giardino di 18.000 mq fatto di sentieri, piccole colline, torrenti. Poesia e spaesamento in un luogo dominato dalla tecnologia contemporanea. Questo altrove è tutto da scoprire.

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