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“Viaggiare ci mostra l'alterità”, ha scritto Thomas, considerando il profondo fascino che i viaggi e il turismo esercitano sulle persone in tutto il mondo. “Sperimentiamo l'alterità quando entriamo in contatto con ciò che non ci è familiare: è quella sensazione che ci fa percepire le cose come diverse, estranee.”
I viaggi e il turismo ampliano i nostri orizzonti. Ci introducono a nuove culture, ambienti ed esperienze e ci aprono la strada verso l'ignoto, allontanandoci dalle preoccupazioni quotidiane. Tuttavia, c'è un aspetto del turismo che non lascia spazio a nessun senso di fuga: il suo impatto sugli ecosistemi nel mondo. Secondo una ricerca dell'Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO), le emissioni di CO2 del turismo sono cresciute almeno del 60% dal 2005 al 2016, e nel 2016 le emissioni di CO2 dei trasporti rappresentavano il 5% delle emissioni globali. Questo è la situazione a livello mondiale, ma anche siti turistici specifici hanno subito conseguenze dal punto di vista ecologico. Ad esempio, la Thailandia nel 2018 è stata costretta a chiudere la spiaggia di Maya Bay per tre anni per consentire all'ecosistema della spiaggia di riprendersi dopo aver raggiunto il numero di 5.000 visitatori al giorno. Dinanzi a questo livello di distruzione ambientale, in molti hanno iniziato a prendere in considerazione possibili forme di turismo più sostenibile.
L'UNWTO ha iniziato a mobilitarsi a livello internazionale. Nel 2022, l'organizzazione ha pubblicato la Dichiarazione di Glasgow sull'azione per il clima nel turismo, che impegna i firmatari di tutto il settore turistico a "dimezzare le emissioni nel prossimo decennio e a raggiungere emissioni net-zero il prima possibile, entro il 2050". Si tratta di una sfida non da poco, che richiede programmi dettagliati e coordinati se i paesi vogliono migliorare la sostenibilità delle loro offerte turistiche. Una serie di iniziative attuate a livello mondiale suggerisce che il design può svolgere un ruolo chiave nella soluzione del problema.
Prendiamo ad esempio l'isola di Fogo, al largo della costa di Terranova. Da sempre l'isola dipende economicamente dall'industria ittica, in rapido esaurimento, e soffre dell'invecchiamento della popolazione ora che la terraferma offre maggiori opportunità ai giovani. Tuttavia, nel 2001 le è stata lanciata un'ancora di salvezza, quando Zita Cobb, amministratore delegato del settore tecnologico originaria dell'isola, ha fatto ritorno a casa dopo aver lasciato il suo incarico nella Silicon Valley. Cobb ha subito iniziato a lanciare una serie di iniziative culturali ed economiche sull'isola di Fogo attraverso la sua associazione di beneficenza Shorefast. Uno degli obiettivi principali era l'avvio di un'industria turistica che potesse fornire un nuovo sbocco economico all'isola.
Cobb era consapevole dei pericoli che il turismo poteva comportare per l'isola (nel 2013 ha dichiarato a Monocle: "Il rischio è l'effetto farfalla: si finisce per danneggiare proprio ciò che si sta cercando di proteggere"), ma nella sua visione, il turismo doveva essere culturalmente, ambientalmente ed economicamente stimolante. La sua locanda Fogo Island Inn, ad esempio, è stata progettata dall'architetto Todd Saunders di Terranova con l'intento di rispecchiare la storia locale delle strutture vernacolari in legno, interamente incentrate sulla sostenibilità (per creare un edificio, dice Saunders, "che cammina leggiadramente sulla terra"). Nel frattempo, designer internazionali come Elaine Fortin, Donna Wilson e Ineke Hans hanno disegnato mobili e tessuti che possono essere prodotti sull'isola, sfruttandone la tradizione di artigianato e design: una soluzione valida per ridurre la necessità di importare articoli da oltreoceano e per offrire opportunità economiche agli abitanti dell'isola.
“È fondamentale che [la locanda] non tolga nulla all'isola ma la arricchisca”
ha dichiarato la Cobb a Monocle
Soluzioni simili sono state adottate a Bali, dove a Seminyak, il resort Potato Head dell'imprenditore Ronald Akili gestisce direttamente l'enorme volume di rifiuti portati sull'isola dal turismo, ovvero attualmente almeno il 13% di tutti i rifiuti prodotti a Bali. In particolare, l'ecologia dell'isola è minacciata dalla plastica monouso, al punto che Akili ha vietato questo materiale nel resort come parte di un concetto che lui stesso definisce “ospitalità rigenerativa”. “Pensiamo che questo sia un concetto essenziale per costruire un futuro sostenibile nel nostro settore”, spiega. “Immaginate se riuscissimo a ispirare un cambiamento di mentalità tale per cui turisti, sviluppatori e operatori non si limitano a prendere quello che una destinazione offre, ma contribuiscono anche a rigenerarla”.
L'obiettivo principale di Akili è il programma con cui ha invitato designer come Max Lamb, Faye Toogood e OMA a sviluppare spazi, arredi e servizi per Potato Head realizzabili con i rifiuti raccolti e trattati in loco, la cui fabbricazione venga affidata agli artigiani locali. Questi progetti possono essere utilizzati localmente oppure venduti dall'hotel. “La nostra ambizione è raggiungere l'obiettivo di zero rifiuti e fare in modo che nulla resti sul posto sotto forma di rifiuto, ma solo come prodotto convertito”, spiega Lamb.
“Pensiamo di poter stimolare l'industria a operare con l'intento di rigenerare una destinazione”, aggiunge Akili. “Quando riusciremo a realizzare questo cambiamento, il turismo potrà davvero essere una forza positiva, in grado di promuovere lo scambio di idee e creare soluzioni condivise”.
Trasporre queste iniziative locali in un contesto più ampio è certamente difficile, ma l'esempio del Bhutan è eclatante. Nel 2022, il paese himalayano ha collaborato con l'agenzia di design MMBP & Associates per lanciare il nuovo brand della nazione e per il suo settore turistico. Il marchio, che abbina grafica e fotografia contemporanea, illustra la gente, i paesaggi, l'architettura e la cultura tradizionale del paese, ed è interamente incentrato sullo slogan "Believe". Tra gli obiettivi del marchio c'è principalmente la necessità di spiegare ai turisti la decisione del Bhutan di imporre una tassa di soggiorno pari a 200 dollari al giorno per ogni turista in visita nel paese. I proventi sono destinati al Fondo di sviluppo sostenibile del Bhutan, a sostegno del programma dedicato a salute, istruzione e conservazione. Valorizzando cultura e natura, asset principali del Bhutan, il nuovo branding intende promuoverli come valori che i turisti saranno disposti a proteggere pagando.
“Chi va in Bhutan, ci va per fare trekking, per vivere la natura, i biomi”, ha spiegato il fondatore di MMBP Julien Beaupré Ste Marie alla rivista 032c . “Non per mangiare in un ristorante da una stella Michelin e bere champagne”. Con il suo lavoro, MMBP ha cercato di spiegare una forma di turismo sostenibile sconosciuta a molti ma che il Bhutan considera essenziale per il suo futuro. “Questa tassa di soggiorno è sostanzialmente una tassa per lo sviluppo sostenibile del paese e il marchio serve a veicolare questo concetto”, ha spiegato Beaupré Ste Marie. “Il Paese sta diventando più sviluppato, ma non vuole scendere a compromessi con i suoi valori storici”, ha aggiunto. “Parte del nostro lavoro consisteva nello spiegare alla gente che questa tassa non è costosa perché “di lusso”, ma perché rappresenta un importante contributo alla visione di sviluppo propria del paese.”
In un'epoca di collasso climatico, queste sono solo alcune delle strade che il turismo può percorrere nel tentativo di far parte di un futuro più sostenibile. Il design ha un ruolo chiave da svolgere in questa transizione. Deve contribuire a introdurre nuove soluzioni e a comunicare il valore degli ecosistemi che l'intero settore sta cercando di proteggere. Dopotutto, viaggiare può mostrarci l'alterità, ma il design può contribuire a promuovere quei valori condivisi che possono guidare il turismo sostenibile negli anni a venire.
I designer George Yabu e Glenn Pushelberg hanno uno studio a Toronto e uno a New York, ma sono fermamente convinti di non differenziare tra i due.
Tra il blu del Mediterraneo e la calda aria del Medio Oriente troviamo l'isola di Cipro.
Mentre i viaggiatori vanno e vengono, per gli amalfitani questo luogo è sempre la casa con il tocco magistrale di Gio Ponti.
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